Il genio di Gaudì ed il Sacro Calice: due verità nascoste tra arte e mito

Antoni Gaudí e il Tempio della Sagrada Familia – Barcellona, Spagna.
Fonte foto: Wikipedia

Il “sacro calice” è una delle icone fondamentali del culto religioso del Cristianesimo, rappresentato in ogni parte del mondo in cui si professi tale credo, attraverso il mistero dell’eucaristia, ma anche per mezzo di realizzazioni artistiche-scultoree.

La nostra attenzione si focalizza su una delle opere più affascinanti del panorama europeo, uno dei più grandi Templi cattolici, ovvero la “Sagrada Familia”. Realizzata a Barcellona e progettata dall’Architetto Antoni Gaudí, è diventata, per via della vastità della scala del progetto e della sua particolarità, una delle icone più famose della gloriosa città iberica.
Una meraviglia che rispecchia il genio dell’autore, il quale è stato ispirato dalla Creazione Divina e dalla natura, che definiva la sua più preziosa maestra. E proprio riferendosi ad essa, si faceva cantore di un tipo di linea curva «continuamente variata nella direzione, forzata da […] una sorta di carica interna di dinamite pronta a farla esplodere in ogni direzione e a distruggerla come entità a sé stante» che «cresce lottando e contorcendosi come un elemento naturale […] (L.V. Masini).

Un esempio è l’”Arco Catenario” o “Arco Parabolico”, un arco la cui linea curva ricorda quella di una lunga catena tenuta alle due estremità e lasciata pendere.

Il pinnacolo del Sacro Calice
Foto: Archivi Studio Romi

Il Pinnacolo del Sacro Calice è una delle sculture che adornano la maestosa opera. Si tratta di un capolavoro caratterizzato da una colonna piramidale la cui sommità è adornata di uva, frutto da dove proviene il vino, il quale, secondo tale dottrina indicherebbe il sangue che Cristo, durante la sua “Passione”, ha versato per la salvezza del mondo. Nella parte apicale di tale struttura, compare il calice con il quale Gesù celebrò l’ultima cena. Un simbolo questo ricco di arte, tecnica e mistero, realizzato da Etsurō Sotoo, scultore giapponese che sin da giovane (1978), dopo una visita al Tempio della Sagrada Familia, rimase incantato dall’estro del genio catalano, fino ad arrivare a chiedere di essere messo alla prova come scalpellinista. Una prova che superò di granlunga le aspettative e che gli servì per entrare permanentemente a far parte del team di lavoro per la realizzazione del meraviglioso Tempio, osservando le istruzioni lasciate da Antoni Gaudí. La grande ammirazione di Sotoo per Gaudì e la sua arte, aprirono in lui un nuovo modo straordinario d’espressione che lo condussero all’età di trentasette anni, alla conversione al cattolicesimo.

Osservando più a fondo il suo lavoro, possiamo notare come il meraviglioso cesto di frutta, adornato con foglie e animali, sia stato finemente ricreato attraverso la tecnica del Trecandís, un tipo di applicazione ornamentale del mosaico proposta da Gaudì, utilizzando frammenti di smalti di vetro uniti alla malta, un’idea che il grande maestro sviluppò dopo l’Esposizione Universale di Parigi del 1889, ove vi era esposta una celebre opera di Angelo Orsoni costituita da più di 3.500 tonalità diverse di smalti Veneziani. Tale manufatto funse da ispirazione e colpì l’artista iberico, a tal punto, da fargli decidere di utilizzare tali materiali per la costruzione del maestoso impianto architettonico.

Il Sacro Calice e la tecnica del Trecandís
Foto: Archivi Studio Romi

Questa creazione curata nei minimi particolari da Gaudí e completata dal talentuoso Sotoo, raffigura uno dei miti più longevi della cultura medievale ed oltre. Se ne è molto parlato nel corso del tempo e vari sono stati i simboli attribuiti ad esso, in “Lost Language of Symbolism” di Bayley Harold, ve ne è una spiegazione. Partendo dalla Lancia ed il Calice, l’autore spiega che la prima è il simbolo del principio maschile, mentre il secondo è il suo opposto, ovvero, il principio femminile. Aggiunge, poi, come la Stella di Davide sia l’esempio più illustre dell’unione di entrambi, ovvero l’equilibrio tra le due forze.

Alfa e Omega in forma di “doppio ternario” sul portale del Tempio della Sagrada Familia.
Foto: Archivi Studio Romi

Anche l’Alfa e l’Omega in forma di “doppio ternario” raffigurata nella Sagrada Familia, ha lo stesso significato, richiamando le dualità delle energie femminili e maschili.

Nei secoli, inoltre, è sempre stato oggetto di desiderio per l’uomo, stando spesso al centro di numerose leggende che lo ritraevano come un bene prezioso, di grande potere.

La sua storia parte dal 63 d.C, con Giuseppe d’Arimatea il quale iniziò la vicenda portando a est dell’Inghilterra il Calice utilizzato da Gesù durante l’ultima cena contenente alcune gocce del suo sangue versate dal costato in seguito alla crocifissione, per passare poi alla vicenda del Re Pescatore, al giovane Parsifal e molte altre leggende, attribuite a vari periodi storici che sono state legate a questa sacra immagine.

Francesco Zambon parla di Metamorfosi del Graal, ovvero afferma che il segreto del Graal sta nella sua stessa metamorfosi: una metamorfosi/divenienza continua, pressoché incontrollabile. Di conseguenza ogni percorso iniziatico, umanistico e religioso, intrapreso per raggiungerlo, non può avere compimento perché sarebbe impossibile individuarlo e riconoscerlo.

Rennes Le Château
Foto: Archivi Studio Romi

Tra le tante teorie, sembra doveroso citare quella che vede protagonista un piccolo paesino del sud della Francia, sito nella regione della Linguadoca, Rennes Le Château, la quale ci riporta proprio a Gaudì ed al suo presunto esoterismo. Tale versione, nata da una storia riportata nel fumetto n°121 di Martin Mystere, scritto da Alfredo Castelli, legherebbe l’artista alla Francia e quindi al piccolo paesino di cui sopra, infatti il parroco del luogo, Berenger Sauniere, pare gli abbia confidato un terribile segreto, responsabile del suo decesso e che da questo viaggio portò in Spagna qualcosa di molto prezioso da custodire nel suo grande impianto architettonico. Ciò metterebbe in dubbio la vera natura dello scultore e allo stesso modo renderebbe ancora più piccante la questione della preziosa “coppa”.

Ad oggi nessuna teoria è in grado di rivelare realmente cosa si cela dietro il mito del Sacro Graal, così come non risulta chiara la natura dell’artista spagnolo, l’unica certezza è la bellezza infinita di un’opera senza tempo arricchita dall’amore per Cristo.

 

Bibliografia:
Bayley Harold, Lost Language of Symbolism, Rowman & Littlefield, Totwa, NJ, 1974.
Baietti Giorgio, L’enigma di rennes le Château, Edizioni Mediterranee, Roma, 2003.
Berengo Gardin Gianni, I colori della luce: Angelo Orsoni e l’arte del mosaico, Marsilio Editore, Venezia, 1996.
Castelli Alfredo e Alessandrini Giancarlo, Martin Mystere, N° 121, Sergio Bonelli Editore, Milano, 1992.
Freixa Mireia – Saline Marta, Gaudi and trencadis mosaic, Triangle Postals, S.L., Barcelona, 2018.
Masini Lara Vinca, Antoni Gaudí, I Maestri del Novecento, Sansoni, Firenze, 1969.
Sotoo Etsuro, La libertad vertical, Vertical freedom: Conversaciones sobre la sagrada familia, The Holy Family Conversations, Encuentro ediciones, Madrid, 2020.
Zambon, Francesco, Metamorfosi del Graal, Carocci, Roma, 2012.

Foto “in evidenza” by: Abe Soto