L’altra dimensione di Valogno: Franca Gestro, fotografa e zingara girovaga
Il nostro continuo intento di ricerca ci conduce a Valogno di Sessa Aurunca, un piccolo borgo d’Arte della provincia di Caserta dove, grazie all’impegno di persone straordinarie, di non comune lodevole tenacia e caparbietà, la “vita” è ricominciata a scorrere per le strette vie che le appartengono. Il luogo infatti, a causa dell’inevitabile ricambio generazionale e il mutare dei tempi, stava per divenire, come non pochi in Italia, un paese fantasma ma l’intelligenza e il fare resiliente di alcuni, lo hanno impedito.
Oggi, opere d’arte in forma di murales bellissimi, eseguiti pregevolmente da volenterosi artisti della street art, destano quotidianamente stupore e interesse negli occhi e nell’animo dei suoi visitatori, tanto che di questo luogo ormai sgrigito, e restituito al colore, se ne potrebbe parlar bene all’infinito. I capolavori non hanno ovviamente cambiato solo fisicamente il volto del luogo ma una dolce, positiva, lunga e graduale mutazione è avvenuta anche negli animi dei residenti e in tutti coloro i quali hanno partecipato e sono tutt’ora parte attiva di questo mirabile progetto di risveglio.
Ci imbattiamo così, per “magnetismo”, in una delle figure cardine dell’intento di rinascita, la fotografa del borgo. Dieci anni di residenza in loco, uno spirito innovativo e indagatore e tanta curiosità, fanno di Franca Gestro, Roma 14 agosto ‘64, la persona ideale a cui rivolgere le proprie domande su quanto di bello è accaduto e sia tutt’ora in atto in questo magico posto.
Franca si svela a noi con un magico racconto, spingendosi anche oltre il suo aspetto professionale e con narrazione schietta e senza fronzoli apprendiamo, così, dei suoi difficili trascorsi, probabilmente proprio quelli che l’hanno forgiata nella sua nobile arte; la fotografia.
Ecco che volti, atteggiamenti, ed ogni tipo e modalità d’espressione umana, suscitano in lei interesse:
“Amo coglierli e soprattutto contestualizzarli, l’attenzione degli adulti mi appassiona lo stupore dei bambini mi infiamma! Il ritratto e il reportage per me sono come chiavi d’accesso a dei mondi interiori a cui, solo a me, è concesso entrare.
I mie soggetti, di solito sono immersi in uno stato di fervore e nel contempo di magica quiete è ciò mi permette di indagarli nel profondo e di restituire loro un splendido ricordo. Sono appagata quotidianamente da ciò che ritraggo e dal posto in cui vivo, anche se la mia indole di “zingara girovaga” non fa altro che chiamarmi a gran voce nei posti più inconsueti. Amo viaggiare ed esprimermi con la mia arte ma una forza innaturale mi riconduce sempre nella Valogno che ho nel cuore”.
Un quesito poi posto a Franca su cos’altro potesse suscitare la sua curiosità di fotografa e dunque d’artista, oltre a quelle da lei citate, innescherà una straordinaria quanto piacevole, reazione a catena di eventi legati all’arte: l’altra dimensione.
Con un semplice gesto della mano ci invita a seguirla con l’intento di mostrarci sempre in loco, quant’altro l’appassiona. Saliamo, seguendo un percorso tracciato dal bianco splendore di gradini, forse, appena dipinti e, rapiti da quel misterico silenzio evocato da finestre spalancate, poste a scrutare chi finalmente ha volontà di saggiare la bellezza di quei luoghi, percorriamo un passo e ancora un altro.
È una bellissima mattinata colma di luce, il sole, penetrando in ogni dove, trafigge anche le nostre ombre, le quali d’improvviso trovano riparo in un piccolo scorcio protetto dal tempo e dall’amore dell’uomo.
È così che si rivela a noi “Ha tanti cieli la luna” una mirabile pitto-scultura del Maestro Silvio Fusco che abbiamo, contestualmente e grazie a Franca, avuto l’onore di conoscere.
La voglia di immergerci nelle peculiari sensazioni donate dalla visione e non solo dell’opera, ci porta a vivere un’esperienza “altra” che, partendo dall’armoniosa plasticità protratta all’infinito dell’albero della vita, ci proietta in una improvvisa intuizione di realtà parallele.
La terra, gli astri e la mistica natura inducono lo spettatore ad ipotizzare il rivelarsi di una sincronicità esistenziale tra l’opera e il pieno coinvolgimento dei sensi. Dinanzi ad essa, persuasi dall’inevitabile sentimento primo e mai ultimo che è l’amore, assaporiamo come puro nettare di vita la coscienza del “dono”.
Anche con Silvio, dall’ospitalità travolgente e gran cuore, inizia un percorso di conoscenza reciproca nel quale ci svela i retroscena legati alla sua opera tattile oltre che visiva, con didascalie in Braille, dedicata alle persone ipovedenti.
Come Franca, anche Silvio non fa segreto della sua difficile infanzia, di ciò che l’esistenza gli ha riservato e di come, a capo levato, abbia dovuto domare il suo fato ma ciò nonostante, Silvio ha un sogno….
Oggi, assieme, abbiamo validato la teoria che l’Arte unisce, ha il potere di far collimare gli interessi, ha il nobile scopo di far discutere del bello e di distrarci dalle inevitabili angherie che la vita ci impartisce e alle quali bisogna far scudo quotidianamente.
Un percorso di conoscenza reciproca e di ricerca nel campo delle Arti Figurative.
P.S. Il lettore voglia apprendere, che giunti a Valogno, ingaggiare Franca Gestro per chiederle di ritrarvi con degli scatti d’artista contestualizzati nella magica atmosfera del paese, sarà facile e piacevole.
Antonio Romi e Annarita Di Santo